Brioni (Brijuni)
(Servizio di Massimo Barbo – foto di Lorenzo Antognolli)
L’arcipelago delle Isole Brioni si trova a largo della città di Pola ed è costituito dall’isola Brioni Maggiore, che dista due chilometri dalla costa, da Brioni Minore ed altri dodici tra isolotti e scogli.
Resti fossili di iguanodonte certificarono la comparsa delle isole tra il cenozoico ed il cretaceo mentre scavi archeologici portarono alla luce tracce di insediamenti di popolazioni illiriche sull’isola. Sembra infatti che dal nome di una di queste tribù, Brevona, derivi il nome delle isole citate in vari documenti come Brevoni e Brevogno.
Brioni Maggiore è l’isola più grande ed importante che già in epoca romana divenne luogo di villeggiatura per i patrizi che sull’isola potevano disporre di sontuose ville. Le Insulae Pullariae, così chiamate dai romani, furono dotate di tutti i comfort ed i servizi possibili per l’epoca, compreso un acquedotto ed una centrale termale. Nelle epoche successive le isole furono abitate da monaci ma la peste del 1312 uccise tutti gli abitanti dell’arcipelago, lasciando di fatto le isole deserte e favorendo così il proliferare di sacche malariche.
L’arcipelago rimase così disabitato per secoli fino a quando nel 1893 questo fu acquistato da Paul Kupelwieser, ex direttore generale delle ferriere di Witkowitz presso Ostrava in Moravia, che con ingenti investimenti in bonifiche, dragaggio dei fondali, rimboschimento e costruzioni edilizie, trasformò l’isola Maggiore nel più lussuoso e rinomato centro turistico e termale dell’Impero Austro-Ungarico, avviando anche uno zoo con animali feroci grazie alla collaborazione di Carl Hagenback, noto domatore e circense di Amburgo.
L’opera più importante fu però quella di debellare la malaria dall’isola grazie all’intervento del batteriologo berlinese Robert Koch che proprio a Brioni, su invito dello stesso Kupelwieser, sperimentò la propria cura col chinino.
In seguito alla disgregazione dell’Impero Austro-Ungarico dopo la prima guerra mondiale, l’arcipelago passò al Regno d’Italia ma iniziò a perdere il proprio valore turistico, valore che fu annullato del tutto dopo il 1945 quando le isole, come tutta l’Istria, furono sottomesse alla dittatura del Maresciallo Tito che proprio a Brioni fece la propria dimora estiva esclusiva, precludendo così di fatto l’accesso a qualsiasi civile. Sull’Isola di Brioni, il Maresciallo incontrò moltissimi dei maggiori esponenti politici dell’Europa e del mondo, ospitati in quelli che un tempo erano dei lussuosi alberghi divenuti per l’occasione, lussuose foresterie.
Dopo la morte del dittatore l’isola fu aperta al pubblico come museo ma solo dopo il 1991 la Croazia, nuova nazione sovrana, seppe rivalutare naturalisticamente e turisticamente quello stupendo gruppetto di isole conosciute in tutto il mondo per la loro bellezza e definite universalmente un paradiso terrestre. (*)
Massimo Barbo – TuttoTrieste.net
Carrellata fotografica:
Bibliografia:
– Dario Alberi, “Istria, storia, arte, cultura“, Lint Editoriale – Trieste
– AA.VV. “, “Istria, Cherso, Lussino, guida storico artistica“, Bruno Facchin Editore – Trieste
– Gaetano Longo, (dis.Aldo Bressanutti), “Terra d’istria“, Lint Editoriale – Trieste
– Fabio Amodeo, “Tutto Istria“, Lint Editoriale – Trieste
ISTRIA
Storia, arte, cultura
di Dario Alberi
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