LIVIO LORENZON

Livio Lorenzon nacque a Trieste il 6 maggio 1923, terzo di tre fratelli tutti appartenenti al mondo del cinema; oltre a Livio infatti anche Lucio e Gianni sono stati attori, Gianni in particolare era noto con lo pseudonimo Gianni Solari.

Reduce della seconda guerra mondiale, Livio si dedicò alle più svariate attività lavorative: partecipò al rimboschimento del Carso, fece lo scaricatore di porto e, viste le sue spiccate doti ippiche, diventò allenatore equestre presso il Corpo dei Militari Alleati (Military Arm) di stanza a Trieste, per i quali fece anche da autista di camion (ricordiamo che Trieste nell’immediato dopoguerra costituiva uno stato a se stante, il T.L.T. Territorio Libero di Trieste, gestito dal Governo Militare Alleato fino al 1954 quando la città fu definitivamente riannessa all’Italia).

Livio diventò poi una delle voci (oggi lo chiameremmo DJ) di Radio Trieste ed il suo esordio cinematografico lo si ebbe proprio in città con la partecipazione al film “Ombre su Trieste” dove si nascose dietro lo pseudonimo di Elio Ardan che utilizzò ancora in seguito per qualche cortometraggio.

Si trasferì quindi a Roma dove iniziò la sua lunga carriera di attore, interpretando spesso il ruolo del cattivo grazie al suo volto volutamente duro, alla testa pelata ed alla stazza fisica, il tutto contornato da quel ghigno satanico che gli riusciva particolarmente bene. Lo si vede così nel ruolo del Sergente Battiferri in “La Grande Guerra” (1959) di Mario Monicelli ed in quello del Ragionier Stucchi in “Il Vedovo” (1959) di Dino Risi, al fianco di attori del calibro di Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Franca Valeri e Silvana Mangano.

Il suo film d’esordio fu però “La barriera della Legge” (1954) di Piero Costa con Rossano Brazzi e Lea Padovani.

Ma il suo vero grande successo lo ottenne nei film mitologici e di avventura, dove l’attore triestino può vantare una schiera di interpretazioni dei più grandi cattivi:

è Salmanassar in
“Ercole contro i tiranni di Babilonia” (1964 – di Domenico Paolella)
dove tenta di uccidere il fratello per rubargli il trono;

è il cattivo pretoriano Mansurio in
“Ercole contro Roma” (1964 – di Pero Pierotti)
dove pronuncia la storica frase:
“i buoni sentimenti mi hanno sempre fatto schifo”,
in seguito presa in prestito dai più cattivi personaggi in molti film;

è Re Zagro in
“La vendetta di Ursus” (1964 – di Luigi Capuano)
dove deve fare i conti proprio con Ursus, interpretato da Samson Burke

è Kovo
in “La furia dei Barbari” (1960 – di Guido Malatesta)
sadico, assassino, violentatore e traditore;
questa ennesima interpretazione di un ruolo di cattivo gli costerà il soprannome di Barbaro;

è Keller in
“La rivolta dei mercenari” (1960 – di Piero Costa);

è ovviamente Barabba in
“Ponzio Pilato” (1961 – di G.P.Calligaris);

Tra tanti cattivi, lo si trova però anche nel ruolo del nobile, leale e valoroso gladiatore Evandro che si battè per una giusta causa.

Nella sua filmografia troviamo poi ruoli in
Straziami ma di baci saziami (nel ruolo di Artemio);
Afrodite la dea dell’amore;
Ercole, Sansone, Ursus, Maciste, gli invincibili;
Il gladiatore che sfidò l’impero;
Il gladiatore invincibile;
Gli invincibili sette;
I sette gladiatori;
Tharus figlio di Attila;
L’ultimo gladiatore;
La vendetta dei gladiatori;
Zorro e i tre Moschettieri (nel ruolo di Portos);
Il segreto dello sparviero nero (nel ruolo del capo dei pirati);
Il buono, il brutto, il cattivo (nel ruolo del moribondo all’inizio del film).

Sui set Livio Lorenzon trovò la propria compagna, la controfigura della bellissima attrice cubana Chelo Alonso.

Se è vero che il suo aspetto lo rendeva idoneo ai ruoli dei personaggi più duri e cattivi, è altrettanto vero che Livio si fece conoscere nel mondo dello spettacolo per il suo grande cuore: a Cinecittà infatti veniva chiamato “il burbero dal cuore d’oro” o “il barbaro dal cuore d’oro”. Si narra addirittura che un giorno fece sospendere le riprese di un film per raccogliere un uccellino ferito caduto su una spiaggia.

Oltre al cinema, Livio comparve anche in qualche film televisivo, come lo sceneggiato “Una tragedia americana” del 1962 ed il film giallo “Giocando a golf una mattina” di Daniele D’Anza. Partecipò inoltre a dei film western dove si fece chiamare Charlie Lawrence.

Il grande Livio Lorenzon si spense il 23 dicembre 1971 nell’ospedale di Latisana dove era stato ricoverato per una cirrosi epatica.

Memorabile la scena dal film “La grande guerra” dove Livio Lorenzon nel ruolo del Sergente Battiferri, rimprovera in dialetto triestino Vittorio Gassman (noi due la pappa no la gavemo mai magnada insieme, perciò ti a mi no sta darme del tu…).

Massimo Barbo – TuttoTrieste.net

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